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Emporio Culturale
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"Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza"
Cultura

La condizione femminile nella storia

Parte prima

di Clio

(02/07/2023)

Ritratto di donna, marmo

“Per metà sei donna, e per metà sei sogno.”(1)

Il ruolo della donna nella società si è modificato nel corso dei secoli. Eppure è, per certi versi, immutato. Fin dall’antichità, in molte culture, tale ruolo era principalmente legato alla procreazione e all’accudimento dei figli e della famiglia. Considerata inferiore all’uomo, non godeva degli stessi diritti essendole preclusi lo studio, il lavoro retribuito, il voto. Sono stati necessari secoli di lotte e ribellioni per riuscire ad ottenere diritti fondamentali ed avvicinare la Donna attraverso un processo di emancipazione alla realtà maschile. Ma non in tutti i Paesi la situazione risulta paritetica ed in molte aree geografiche il trattamento riservato è, spesso, di segregazione e subordinazione. Anche in situazioni emancipate non sono rari fenomeni di violenza, sia a sfondo denigratorio che fisico. In molti casi si consumano all' interno del nucleo familiare. Ancora adesso le leggi non sono totalmente adeguate per innestare un vero cambiamento di pensiero. E le Donne restano l'anello debole della catena sociale. Prive di mezzi propri, non potendo ereditare né lavorare per mantenersi, senza riuscire a rendersi indipendenti economicamente, confidavano ed in taluni casi confidano anche oggi in un buon matrimonio nella speranza di venir rispettate e mantenute per tutta la vita. Difficile, dunque, la vita femminile almeno per le classi meno abbienti. Ma qual'è la definizione di Donna nell'accezione più comune in relazione al rapporto con il suo alter ego, l'Uomo? “La donna è di vetro, e quindi non si deve far la prova se si possa rompere o no, perché tutto può essere. Ma è più facile che si rompa, e quindi sarebbe una pazzia esporre al rischio di rompersi ciò che, dopo, non si può più accomodare”. Essere fragile. Dal corpo debole, incapace di sopportare fatiche. Debilitata come un' inferma. “La donna è di vetro, e quindi non si deve far la prova se si possa rompere o no, perché tutto può essere. Ma è più facile che si rompa, e quindi sarebbe una pazzia esporre al rischio di rompersi ciò che, dopo, non si può più accomodare”.(2)

Andrea del Verrocchio, 'Dama col mazzolino' Francesco Laurana, 'Ritratto di Principessa sconosciuta', 1468
Andrea del Verrocchio, 'Dama col mazzolino', 1475 circa Francesco Laurana, 'Ritratto di Principessa sconosciuta', 1468

“Si può notare che c’è come un difetto nella formazione della prima donna, perché essa è stata fatta con una costola curva, […] come se fosse contraria all’uomo. […] Fu Eva a sedurre Adamo, e siccome il peccato di Eva non ci avrebbe portato alla morte dell’anima e del corpo se non fosse seguita la colpa di Adamo, cui questi fu indotto da Eva e non dal diavolo, perciò la donna è più amara della morte […] perché la morte è naturale e uccide solo il corpo, ma il peccato, che è cominciato con la donna, uccide l’anima […] e perché la morte corporea è un nemico manifesto . e terribile, mentre la donna è un nemico blando e occulto. […] E sia benedetto l’Altissimo che […] ha voluto nascere e soffrire per noi in questo sesso (maschile) e perciò lo ha privilegiato”.(3) Una infirmitas anche, e soprattutto, mentale. Una instabilità che corrompe l'anima e spinge a peccare trascinando nel vizio e nella perversione l'uomo. Può, però, esserci un' altra spiegazione riguardo tale concezione della Donna. Legata alla paura che la forza intrinseca alla procreazione ed alla creazione in genere ingenera.“Chiunque dica che le donne sono deboli ha paura della loro forza.” (4) Se la Donna nella sua accezione di “femmina” rea della “colpa prima” si presenta nelle vesti del “nemico blando e occulto”, ne consegue che Ella debba essere costantemente controllata ed indirizzata verso la virtù. Il pregiudizio misogino ha inizi, dunque, lontanissimi. Eppure le voci sono discordanti. Ella è pur sempre fonte del desiderio. Puro ed impuro. “Io voglio del ver la mia donna laudare ed asembrarli la rosa e lo giglio: più che stella dïana splende e pare, e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio. […]Passa per via adorna, e sì gentile ch’abassa orgoglio a cui dona salute, e fa ‘l de nostra fé se non la crede; e no ‘lle po’ apressare om che sia vile; ancor ve dirò c’ha maggior vertute: null’om po’ mal pensar fin che la vede, Io voglio del ver la mia donna laudare”.(5)

Andrea Vaccà, 'Menade', 1660-1665 circa Pietro Tenerani, 'Flora', 1840
Andrea Vaccà, 'Menade', 1660-1665 circa Pietro Tenerani, 'Flora', 1840

Nella poesia comica il vituperium, sostituendosi all’encomio, faceva un quadro poco edificante della donna intendendola come una creatura portatrice di vizi peccaminosi: avidità, lussuria, inganno e tentazione. Nulla di nuovo sotto il sole! Nel proemio “Il Decameron” rivolto alle “vaghe donne” che nascondono le loro passioni amorose e “oltre a ciò ristrette da’ voleri, da’ piaceri, da’ comandamenti de’ padri, delle madri, de’ fratelli e de’ mariti, il più del tempo nel piccolo circuito delle loro camere racchiuse dimorano”, Boccaccio voleva porre rimedio al “peccato di fortuna”, dovuto all' inferiorità della donna causata soltanto da una situazione sociale sfavorevole. Nel 'Corbaccio',  operetta satirica, l’autore, però, infierì sugli aspetti del corpo della donna intesi come nauseanti ed ingannatori. Si riallacciava ad  una lontana tradizione misogina, che affondava le radici nella letteratura classica, Giovenale, i Padri della Chiesa, e si era diffusa con i moralisti del Medioevo ed i clerici vagantes. “La femina è animale imperfetto, passionato da mille passioni spiacevoli e abominevoli pure a ricordarsene, non che a ragionare: il che se gli uomini guardassero come dovessono, non altrimenti andrebbono a loro, né con altro diletto o appetito, che all’altre naturali e inevitabili opportunità vadano; i luoghi delle quali, posto giù il superfluo peso, come con istudioso passo fuggono, così il loro fuggirebbono, quello avendo fatto che per la deficiente umana prole si ristora; sì come ancora tutti gli altri animali, in ciò molto più che gli uomini savi, fanno. Niuno altro animale è meno netto di lei: non il porco, qualora è più nel loto convolto, aggiugne alla bruttezza di loro”.(6)


NOTE:

  1. Tagore
  2. Miguel de Cervantes, "Don Chisciotte della Mancia"
  3. H. Insistor, J. Sprenger,  "Il martello delle streghe"
  4. Cassandra Clare
  5. Guido Guinizzelli
  6. Giovanni Boccaccio, "Corbaccio"